Semi di cannabis autofiorenti: cosa sono e come coltivarli al meglio
Cosa sono i semi di cannabis autofiorenti? Sono tante le persone che si fanno domande in merito. Il motivo è legato al fatto che, negli ultimi anni, la coltivazione casalinga della cannabis si è diffusa a macchia d’olio, portando numerosi hobbisti che partono da zero a interessarsi su come ottenere ottimi raccolti in poco tempo e con investimenti contenuti. I semi autofiorenti permettono di farlo. Scopriamo perché nelle prossime righe.
Cannabis autofiorente: di cosa si tratta?
I semi di cannabis autofiorente hanno iniziato la loro epopea a livello commerciale nei primi anni del terzo millennio. La loro imposizione sul mercato è avvenuta a seguito di un lungo processo di gestazione partito negli anni ‘70. Periodo d’oro per i breeder avvezzi alla sperimentazione, ha visto al centro dell’attenzione la cannabis ruderalis, una varietà originaria di zone del mondo particolarmente rigide dal punto di vista del clima, come per esempio la Siberia.
Da essa sono nati i semi autofiorenti. Non fotoperiodici, crescono senza bisogno di particolare attenzione alla luce. Ciò permette ai sopra citati coltivatori principianti di risparmiare sugli apparati per l’illuminazione. Attenzione: ciò non vuol dire che si possa trascurare totalmente l’aspetto appena citato. I semi hanno comunque bisogno di luce per crescere. Ci sono due opzioni da considerare per quanto riguarda i cicli. Ecco quali:
- schema 18/6;
- schema 24 ore su 24.
Il secondo è scelto da chi decide di coltivare la cannabis autofiorente all’aperto. A tal proposito, va aperta una piccola parentesi. La cannabis autofiorente si presta molto bene alla coltivazione outdoor. Come mai? Il principale motivo è legato alla possibilità di ottenere raccolti con piante non altissime, il che è il massimo sia per chi ha poco spazio in balcone e per chi vuole mantenere la discrezione.
I tempi
Quali tempi deve aspettarsi chi acquista semi di cannabis autofiorente? Non essendo come già detto fotoperiodiche, le piante di cannabis autofiorente iniziano a fiorire in un lasso di tempo compreso tra le 2 e le 4 settimane dalla semina. Per procedere al raccolto bisognerà aspettarne una decina.
Nella maggior parte dei casi, è possibile ottenere più raccolti nel corso di una singola stagione.
Consigli per coltivarle
Le piante di cannabis autofiorente possono, come già visto, essere coltivate sia in contesti indoor, sia all’aperto. In questo secondo caso, non ci sono particolari vincoli stagionali a cui sottostare. L’unica controindicazione da considerare riguarda il clima della zona in cui si vive; se ci sono frequenti gelate, è meglio evitare di coltivare le piante di cannabis autofiorenti.
Un consiglio molto importante per non danneggiarle prevede il fatto di evitare di rinvasarle troppo. Si tratta infatti di un’operazione che le stressa molto e che può danneggiarle irrimediabilmente.
Il terreno perfetto da utilizzare deve essere più soffice rispetto a quello che, invece, va bene per le piante di cannabis fotoperiodiche. Se si ritiene opportuno aumentarne il drenaggio, si può aggiungere della perlite.
Cosa non fare
Oltre al rinvasamento, cosa altro evitare per coltivare al meglio la cannabis autofiorente? Se si decide di procedere in uno spazio chiuso e di coltivare in grow room, è bene non mettere vicine le autofiorenti e piante fotoperiodiche. Per quale motivo? La principale problematica riguarda la differenza a livello di dimensioni. Da non dimenticare è inoltre la discrepanza nei cicli di luce, che rischierebbe di compromettere la crescita delle autofiorenti.
La temperatura adatta
Cosa dire in merito alla temperatura adatta alla coltivazione della cannabis autofiorente? In caso di coltivazione outdoor, abbiamo già ricordato l’importanza di evitare zone soggette a gelate. Nelle situazioni in cui, invece, si coltiva in grow room, la temperatura ottimale è attorno ai 21°C. Numeri più alti o più bassi possono rendere difficile la crescita delle piantine.
Concludiamo rammentando che l’umidità giusta si aggira tra il 40 e il 50%.