L’evoluzione della chiave inglese nel corso dei secoli
La chiave inglese è sicuramente uno degli attrezzi da lavoro più comuni: un design semplice e senza pretese che permette di svolgere con sicurezza un’infinità di lavori diversi, tanto da essere diventato addirittura iconico e usato come simbolo su cellulari e computer.
Sono ormai secoli che la chiave inglese permette all’uomo di creare, aggiustare e smontare strutture e attrezzature in maniera sempre più veloce e confortevole. Il progresso e le nuove tecnologie, infatti, hanno modificato questo attrezzo fino a renderlo quasi irriconoscibile.
Nell’articolo di oggi facciamo un piccolo viaggio nella storia delle chiavi inglesi, dalla loro invenzione fino ai giorni nostri.
Cos’è una chiave inglese
Nel linguaggio colloquiale di tutti i giorni, siamo abituati a usare il termine “chiave inglese” per indicare qualsiasi attrezzo in grado di serrare o allentare dadi e bulloni. In realtà, però, ognuno di questi strumenti ha un nome ben preciso.
La chiave inglese è l’attrezzo, se vogliamo, più tradizionale, quello formato da una piastra metallica piatta che può avere lunghezza, larghezza e spessore diversi. L’importante è che a un’estremità sia presente la cosiddetta “forchetta”: la struttura biforcuta formata da due ganasce fisse grazie alle quali è possibile afferrare la testa dell’elemento di fissaggio e girarlo.
Anche la distanza tra le due ganasce può variare e, solitamente, cresce in maniera direttamente proporzionale alla lunghezza del manico della chiave e al suo spessore.
La storia della chiave inglese
Iniziamo col dire che non si sa con esattezza quando sia stata inventata la chiave inglese, né è possibile attribuire questa invenzione a una persona in particolare. Sappiamo, però, che le prime chiavi inglesi sono apparse contemporaneamente ai primi elementi di fissaggio che venivano usati già ai tempi degli antichi romani per la costruzione di strutture ed edifici urbani.
Facendo un salto avanti di qualche secolo, i primi modelli di chiave inglese metallica dalla forma “biforcuta” sono apparsi in Europa nel XV secolo e si sono poi diffusi su larga scala nei secoli XVII e XVIII. Inizialmente, la chiave inglese veniva usata solo dagli inventori e dai pochi operai specializzati, non c’era molta richiesta per attrezzature del genere.
La situazione si è ribaltata nel XIX secolo, quando la rivoluzione industriale ha cambiato per sempre la faccia delle città e le fabbriche hanno iniziato a pullulare nei paesi più avanzati. Da allora, la chiave inglese ha assunto un ruolo fondamentale per lavorare su dadi, bulloni e alcuni modelli di vite.
La domanda era talmente alta che le chiavi inglesi hanno iniziato ad essere prodotte in serie e a variare nella forma e nelle dimensioni per rispondere alle specifiche necessità dei diversi settori.
Modelli diversi di chiave inglese
La chiave inglese tradizionale è funzionale e affidabile, certo, ma presenta alcuni limiti. Prima di tutto, non è comoda da usare: dopo ogni movimento bisogna sollevarla e riposizionarla per continuare a girare l’elemento di serraggio. Inoltre, questo attrezzo ha le ganasce fisse ed è quindi necessario averne a disposizione di diverse misure.
Non è quindi un caso che nel corso della sua storia la chiave inglese abbia subito delle modifiche che hanno dato vita a strumenti diversi con nomi diversi.
Per ovviare al problema della dimensione di dadi e bulloni, ad esempio, sono state inventate le chiavi regolabili in cui la distanza tra le ganasce può essere regolata attraverso un meccanismo a forma di vite. La chiave inglese regolabile si è poi evoluta a sua volta in modelli più specializzati, come la chiave svedese con due manici e il giratubi, creato appositamente per lavorare sui diversi tubi degli impianti idraulici.
Si è anche trovato il modo per poter usare la chiave inglese senza doverla ogni volta riposizionare sull’elemento di fissaggio. Inizialmente sono state inventate le chiavi ad anello, poi quelle a cricchetto che rendono il lavoro decisamente più veloce e confortevole.